[Piergiorgio Renna]
Il concetto di evoluzione riguarda non solo l’uomo ma pure l’impresa.
La storia di Giovanni Battista Turriziani e del fratello Luigi, lo dimostra più chiaramente rispetto ad altre vicende.
La lenta e incessante trasformazione che, nel corso del tempo, porta all’affermazione di nuovi caratteri con movimenti rivoluzionari tocca pienamente anche l’intrapresa.
L’istante decisivo dell’evoluzione dei grandi imprenditori, dura sempre al pari di quello dell’evoluzione umana ma si evidenzia in una serie di stadi che rappresentano altrettanti scatti verso uno stato superiore della vita lavorativa.
Il grande imprenditore, infatti, possiede la virtù di concepire idee vincenti e la capacità di metterle in atto in maniera sequenziale in una serie di tappe verso la meta del successo ma anche l’arguzia di scegliere i tempi giusti per il concepimento e l’attuazione degli stadi evolutivi dell’azienda.
Non per niente, nel gergo militare della Marina, l’evoluzione è l’insieme di percorsi rettilinei e curvilinei, che una o più navi compiono per determinati scopi tattici.
Giovanni Battista Turriziani chiamato “Tittino”, nasceva il 6 giugno 1920 in contrada Campo Traiano a Frosinone da Domenico, contadino e da Felice Angela Spaziani Testa.
“Tittino” aveva un fratello maggiore, Nicola (classe 1908) il quale era già un uomo quando lui portava ancora i pantaloni corti e un fratello minore quasi coetaneo, Luigi nato il 21 marzo 1922.
Tittino e Giggetto erano due bambini vispi e intelligenti come i loro occhi: castani per il primo e celesti per il secondo. Due bambini che crescevano felici in località Castagnola giocando immersi nel verde della natura ancora intatta dove era possibile pescare e farsi il bagno nelle acque del fiume Cosa, non ancora torbide e anemiche ma limpide e generose.
Tra i due, si cementavano una solidarietà, un’armonia e una complicità che, nel corso degli anni, crescevano insieme a loro perché rinverdivano durante la loro vita il dogma manzoniano «Siam fratelli: siam stretti ad un patto».
Due bambini che crescevano in fretta perché, dopo la quinta elementare, lasciavano la scuola e si guadagnavano da vivere come già aveva fatto Nicola, meccanico e in possesso del patentino «Mod. 1 conduttore autocarri».
Due bambini che crescevano in fretta soprattutto perché perdevano prematuramente la mamma e, da quel giorno, si stringevano ancora di più l’uno all’altro restando sempre uniti, quasi fossero indissolubili.
Giovanni Battista diventava fattorino e, poi, operaio; Luigi panettiere e, poi, operaio di un’industria boschiva.
All’inizio degli anni quaranta, Giovanni Battista e Luigi venivano chiamati alle armi nel turbine della seconda guerra mondiale e assegnati, rispettivamente, all’ottava e alla settima «Compagnia Sussitenza».
Sbandatisi dopo l’armistizio, venivano catturati dai tedeschi in un terreno di proprietà della famiglia, vicino al confine tra i territori dei comuni di Frosinone e Ceccano: Giovanni Battista riusciva a scappare e a sfuggire alle ricerche dei soldati grazie all’atto di coraggio del mugnaio della Tomacella, il quale lo nascondeva sotto una pila di sacchi della farina; Luigi, invece, veniva trasferito verso il fronte ma fuggiva a sua volta durante l’attraversamento di ponte Melfa ad Atina.
Il 31 maggio 1944, i due fratelli varcavano la soglia del distretto militare di Frosinone per ottemperare al bando di ripresentazione alle armi.
Il dopoguerra e la ricostruzione, offrivano grandi opportunità di lavoro: Nicola, Giovanni Battista e Luigi Turriziani, animati da tanta buona volontà, sfruttavano in pieno tali circostanze favorevoli, si davano da fare come autisti e nel recupero di pneumatici e accessori dei mezzi militari abbandonati.
Nel giro di pochi anni, riuscivano ad avviare un’attività di autotrasporto, l’intuizione vincente era quella di dedicarsi anche al trasporto di carburanti e il simbolo dell’affermazione nel mondo del lavoro, diventava un prestigioso camion Lancia Esatau con cisterna e una portata di 76 quintali, acquistato nuovo fiammante il 13 maggio 1950 al prezzo di 4.950.000 lire insieme a un rimorchio Viberti 180 con cisterna, costato due milioni e mezzo.
E, il 30 agosto 1951, un secondo camion Lancia Esatau con cisterna e rimorchio, faceva bella mostra nel quartier generale dell’azienda in via Castagnola 37.
Nel 1952, le strade dei tre fratelli si dividevano: Nicola intendeva specializzarsi nel settore del gpl, gas petrolio liquefatto e impiantare una stazione di servizio in via Verdi ossia la strada rettilinea che unisce la vicina stazione ferroviaria di Frosinone al bivio per Ceccano; Giovanni Battista e Luigi, invece, volevano continuare a puntar forte pure sull’autotrasporto e desideravano una maggiore autonomia.
Il 4 maggio 1952, i fratelli minori compivano un nuovo passo sulla lunga strada del successo imprenditoriale e costituivano la società di fatto Turriziani Giovanni Battista e Turriziani Luigi anche per «la vendita di lubrificanti e carburanti in genere» mentre Nicola continuava l’attività per proprio conto.
La prima stazione di servizio, erogante benzina Mobil Oil, sorgeva nel capoluogo ciociaro in via Casilina Nord che unisce il quartiere De Matthaeis alla strada statale Casilina, asse portante dei collegamenti tra Roma e Napoli prima della costruzione dell’autostrada del Sole.
Giovanni Battista e Luigi Turriziani si rendevano protagonisti di un forte processo di crescita perché conquistavano la fiducia di Antonio Annunziata che cementava un rapporto di reciproca stima e amicizia con Tittino.
Annunziata era il maggior produttore italiano di sapone “secco” sfornandone circa 1.500 quintali al giorno e necessitava di un partner commerciale affidabile per i trasferimenti dei prodotti Scala: quel partner lo trovava nei fratelli Turriziani.
Il secondo stadio dell’evoluzione d’intrapresa, avveniva nell’estate del 1954 quando, la ditta, otteneva una nuova serie di autorizzazioni al trasporto merci conto terzi.
E, in particolare, le autorizzazioni ad effettuare «trasporti per conto di terzi di liquidi infiammabili e trasporti di merci per conto di terzi, con i medesimi autoveicoli, trasformati a cassone, previo regolare aggiornamento, di volta in volta, delle licenze di circolazione».
La Turriziani Giovanni Battista e Turriziani Luigi, progrediva di pari passo con il processo di modernizzazione e motorizzazione della provincia di Frosinone.
Il 3 agosto 1954 si acquistava per 7.222.000 lire un camion O.M. Super Orione con cisterna da 100 quintali per trasporto prodotti petroliferi e, nel giro di due anni, si allestiva una flotta di questi automezzi per rifornire numerosi clienti e, in primis, lo stabilimento Annunziata, che distillava gli acidi grassi, produceva glicerina e necessitava di grandi quantità di combustibile per il funzionamento di undici nuove enormi caldaie.
L’11 gennaio 1958, i Turriziani avviavano la terza fase dell’evoluzione aziendale in quanto aggiungevano «il commercio di olii combustibili all’ingrosso e al minuto» al commercio di lubrificanti e carburanti in genere ed agli autotrasporti per conto terzi.
Negli anni sessanta, il “miracolo economico”, rappresentato dalla grande fase di sviluppo dell’economia italiana, toccava anche la Ciociaria con effetti dirompenti sulla società e sulla vita quotidiana della gente.
L’Italia che, nel 1951, risultava ancora un Paese prevalentemente agricolo, non solo conosceva una fortissima crescita industriale ma entrava a far parte della ristretta cerchia delle nazioni più industrializzate del mondo.
Il “boom economico” produceva un generale innalzamento del tenore di vita, anzitutto nel settore dei consumi e finiva con il determinare anche a Frosinone e provincia una spinta propulsiva generale.
La popolazione di Frosinone cresceva in fretta: 24.688 abitanti nel 1951, 31.155 nel 1961 e oltre 35.000 nel 1966 con la Ciociaria che si segnalava nella graduatoria dello sviluppo del reddito nel decennio compreso tra il 1 gennaio 1953 e il 31 dicembre 1964.
Il fenomeno della motorizzazione appariva in forte ascesa e il consumo dei carburanti aumentava vertiginosamente al pari di quello degli oli combustibili e lubrificanti.
Parallelamente, cambiava la modalità del riscaldamento domestico in nuove moderne palazzine dove i condomini si rifornivano di gasolio distillato e in tante case dove si iniziava a utilizzare il kerosene, specie in campagna o se ne aumenta sensibilmente il consumo.
La F.lli Turriziani Giovanni Battista e Luigi srl, beneficiava di tale sviluppo e, allo stesso tempo, rappresentava un simbolo del progresso in Ciociaria.
I due fratelli si dimostravano instancabili sul lavoro e gareggiavano bonariamente per vedere quale dei due riuscisse a stipulare più contratti dell’altro. Avevano iniziato con la vendita di lubrificanti e carburanti, specie dei prodotti Mobil Oil e, poi, avevano dato vita all’attività di trasporto per conto terzi, anche nel settore dei liquidi infiammabili ricavando lauti profitti che decidevano di investire per un nuovo e ulteriore processo di crescita.
Il quarto stadio di sviluppo si caratterizzava per la decisione di acquisire stazioni di servizio e provvedere per proprio conto al trasporto di liquidi infiammabili.
Il 15 ottobre 1966, nello studio del notaio Imbellone a Frosinone, Giovanni Battista e Luigi Turriziani costituivano la I.C.E.M. srl, Impianti Carburanti e Motel con sede nel capoluogo in via Marittima e capitale sociale di 900.000 lire.
L’oggetto sociale della nuova società, testimoniava l’evoluzione dell’intrapresa: «acquistare, realizzare, gestire in proprio o per conto terzi, affidare la gestione a terzi di stazioni di servizio e di rifornimento, di alberghi, di bar e di ristoranti, nonché di imprese esercenti il commercio di prodotti petroliferi, affini e derivati, gas liquidi per autotrazione, per uso industriale e domestico, autotrasporti in proprio e per conto terzi».
A tale scopo, la Icem poteva costituire «agenzie e succursali in qualunque località della Repubblica» a significare l’ampliamento degli orizzonti oltre la Ciociaria.
In quest’ottica, il 30 aprile 1969, si decideva il trasferimento della sede sociale a Roma; il 20 luglio 1969, la Icem istituiva una filiale in Frosinone in via Monti Lepini, contrada Valle Fioretta.
Non era facile sfondare in un settore tendenzialmente “chiuso” come quello dei petroli dove dominavano i giganti Agip e Shell ma Giovanni Battista e Luigi erano uomini che non si arrendevano di fronte a nessuna difficoltà, sapevano cosa volevano e come ottenerlo.
I primi anni erano durissimi e, nel 1969, la Icem otteneva ricavi solo per 2.607.148 lire ma, già nel 1971, la quota aumentava a 33.821.551 lire.
Nel corso del tempo, i distributori di benzina si trasformavano in aree di servizi per soddisfare ogni esigenza delle auto e degli automobilisti con l’apertura di punti vendita per ricambi, accessori, regali e ristorazione.
La stazione di servizio simbolo dei fratelli Turriziani, diventava “Al Canarino” sulla via Monti Lepini, i distributori di carburante più vicini all’autostrada, realizzati su un terreno di proprietà insieme a una palazzina con un ampio piazzale retrostante.